Eppure ho creduto ancora nell'impossibile -
Perché siamo fragili, sono fragile -
Quello che ti insegno
non sempre lo imparo -
Sbaglio spesso
-
Credo nel bene,troppo
-
Quando c'è il troppo
c'è qualcosa che non va! -
Diceva il nonno -
Ho fede nei
finali da favola -
Ho sopravvalutato
la mia forza,in questo mese di maggio,ancora una volta -
Dopo tanto tempo -
Ho permesso
al papà di farci ancora del male,di entrare
nelle nostre vite -
Vite
con fatica imparate e insegnate -
Ho permesso
al papà di spazzare via tutto il resto
-
Tutto ciò che ho pensato di avere conquistato -
In questi ultimi
otto anni,con te,senza di lui -
Con gli amici, senza
di lui, con le amiche,
senza di lui -
Con il lavoro,senza di lui, le morti e le nascite,senza di lui -
Il mio cesareo piegata
in due,senza di lui, l'aiuto della nonna, senza di lui -
Il primo
giorno di scuola,senza di lui, il primo bagno in mare,senza di lui -
Con le corse all'ospedale, i denti e i topolini,
i coniglietti
e i regalini -
Le risate a crepapelle, le vittorie, le frustrazioni, le vincite e le perdite -
Con le medaglie, le tue gare, le risate a crepapelle -
Il podio che ci ha dato onnipotenza, senza di lui -
Le preoccupazioni, le giornate piene, le giornate vuote, le notti invase dai pensieri -
La vita e gli anni che scorrevano, ormai impenetrabili, da lui -
Le notti
insonni aspettando le renne,costruendo fino a tarda notte castelli fatati -
Incantati regni tra pezzi di legno, cacciaviti e viti che sgusciavano
dalle mani stanche
-
Incastrandosi dopo mille prove e centomila chiodini sparsi sul pavimento
-
Mentre
gli occhi si chiudevano, ma non potevano fermarsi -
Perché sarebbe
arrivato
Babbo Natale che tu aspettavi -
Se tu al mattino non
avessi trovato
il castello promesso avresti
sofferto -
Non avrei mai permesso che avresti smesso
di credere ad un mondo perfetto
-
Tuo padre è tornato a settembre -
L’ho tenuto distante fino a maggio, quando mi è stato vicino per la seconda volta -
La prima, tantissimo tempo fa, quando feci la presentazione del mio primo libro -
Uno stronzo aveva da ridire, davanti a mille persone mi tolse la parola -
Mettendo in atto le sue conoscenze, psicologia spicciola che mi ha distrutta -
Papà si alzò in mezzo al pubblico, mi difese a spada tratta, senza paura, con tutta la forza che c’è -Disse a quel tizio che non aveva capito un cazzo, che quel libro era sublime -
Tu sei troppo basso per capirlo ! -
Così disse a quel tipo dandogli del tu -
Tutti si alzarono ad applaudirlo, così da quel giorno di un'infinità di giorni fa, lo amai -
Mi rimisi a studiare, ripresi in mano i libri dell’Università -
Per non permettere più a nessuno di annullarmi -
Con la cultura che papà ha usato per difendermi -
Quella cultura lì, che ti permette di confutare ogni stronzo -
Il tre maggio è morto Socrate, il nostro vecchio micione, la reincarnazione del nonno -
Questo ho sempre pensato di lui, quando mi leccava le lacrime -
Quando mi dava le testate facendo le fusa e c’era spazzando via la solitudine -
Ha iniziato a dimagrire qualche mese fa, nessuno ha saputo dirci cosa avesse -
Dimagriva e, a volte, starnutiva -
Ha smesso di dormire tra me e te improvvisamente una sera che con forza l’ho scaraventato giù -Perché occupava tutto il guanciale del letto ed io avevo bisogno di dormire -
Bisogno perché non dormivo più -
Questo accadeva pochi giorni prima che morisse -
Il primo di maggio eravamo alla tua gara, la prima vasca a stile -
Venticinque metri che prendevi con calma, anche troppa pensavo, ma mi sbagliavo -
Tu sapevi quello che facevi, una nuotata lenta e costante -
La seconda vasca hai superato tutti perché erano stanchi -
Tre bracciate un respiro, altre tre bracciate un altro respiro -
I tuoi primi cinquanta metri mi hanno commossa -
La sera ti ho chiesto a cosa pensassi mentre nuotavi -
A vincere ! -
Brava Giulia! -
Poi hai pianto, tornando a casa ti ho detto che Socrate stava
male -
Lo vedevi anche tu il muco dal naso, non riusciva a respirare -
Sembra che non riusciamo mai a godere della felicità -
Essere serene più di un giorno intero sembra una meta impossibile tanto che, a volte, ho paura -
Paura di essere felice pensando che dopo si paga con il dolore -
La sera dopo hai pianto ancora, ti ho detto di salutare Socrate, di abbracciarlo forte -
Perché non avrebbe passato la notte -
Quella sera l’ho portato in mezzo a noi, tra le nostre teste, ma lui si è spostato in fondo ai piedi -
Per non disturbare e, alle cinque del mattino, ha iniziato a morire -
Tu dormivi mentre io pregavo il nonno di portarselo via -
Soffriva e non riusciva ad andarsene -
Ambra è morta bene, Cesarina anche, a questo ho pensato mentre Socrate moriva -
Mentre mi sentivo impotente e gli tenevo la testa senza poter far
niente -
Eppure mi sono sentita in colpa tante volte, per aver deciso la morte dei miei cani -
Per averli aiutati ad andarsene -
E’ pieno di bivi, le scelte ci aspettano all'incrocio -
Raramente ci si può permettere di non scegliere -
Noi che siamo esseri responsabili, responsabilizzati dal dover pensare, dal dover agire e pensare -
Dal dover occuparsi di altri, responsabilizzati da noi stessi -
Dal fatto che siamo soli e nessuno può scegliere al posto nostro -
Anche di fronte alla morte e alla vita, di fronte a tutto, si sceglie -
Si prende una posizione e la si porta avanti -
Sicuramente sofferta, maledetta decisione -
Si va per esclusione, le alternative non erano abbastanza forti -
Così si accetta l’idea apparentemente buona, quella che sembra far meno male agli altri e a noi -
Bene, sono pronta, ci ho pensato a lungo, il mio gatto adorato morirà qui, a casa sua ! -
E boom, una mazzata al cuore -
Forse era meglio portarlo a morire dal
veterinario, forse, allora, con i miei cani non ho sbagliato -Forse non lo saprò mai e, oggi, so che non ha importanza -
Le scelte si fanno anche sbagliando -
Le faccio io, le farai anche tu -
A volte ti chiedo aiuto, sperando che tu mi possa consigliare -
Ci provi, ma quanta responsabilità -
Era maggio dunque la seconda volta che papà mi è stato vicino -
Al mattino ti sei svegliata con le mie parole -
E’ morto Socrate ! -
Era lì, sul letto, in fondo ai tuoi piedi -
Una copertina lo copriva, una piccola lucina accesa per non stare al buio -
Tu hai voluto aprire le finestre, accendere tutte le luci della casa -
Vedere, guardare negli occhi la morte e così è stato, ancora una volta -
Lo fissavi senza piangere, la sua bocca era spalancata, la lingua ritorta, lo sguardo fisso -
Rigido il corpo -
Hai voluto portarlo in cortile, seppellirlo lì, sotto al grande albero -
Perché pesa tanto ? -
Mi hai chiesto mentre spostavo anche l’ultimo lembo di terra scavato con le
mani -
Io, tu dritta di fronte a me con Socrate tra le
braccia -
Non mi hai risposto mamma, perché pesa tanto ? -
Hai alzato la voce, come tuo solito quando sembra che non ti ascolto -
Non lo so, perché è morto ! -
Ancora una volta la mia cultura non bastava, così che chiamai tuo padre -
E’ morto Socrate, perché pesa tanto ? -
Piangevo così tanto che non ho ascoltato la risposta -
La sera ci siamo addormentate con le sue parole
scritte in un bellissimo messaggio che consolava -Che aiutava, che dava, che partecipava, che sembrava scritto da un angelo buono -
Anche Don Bosco aveva un animale, un cane che vegliava su di lui! -
Si chiamava il Grigio per il suo colore! -
Era immenso, portentoso e gioioso, un essere davvero speciale, un lupo gigante!
-
Un angelo che gli teneva compagnia apparendo e scomparendo dalla foresta !-
Il Grigio c'era sempre nel momento del bisogno e Don Bosco lo chiamava !-
Sono in pericolo, diceva, sono triste questa sera e, il Grigio arrivava !
Potrai farlo
anche tu con Socrate, sono sicura che sarà il tuo angelo custode!
-
Già dormivi -
Mamma c'era un cane questa
notte nel mio sogno!
-
Portava in bocca un pezzo di pane, si chiamava Reste e aiutava i malati di peste! -